Allenatori e manie: tutto il calcio è paese

Le stranezze degli allenatori sono sempre un argomento da discussione. Tra scaramanzie, manie e vestiario, ecco un elenco da riguardare.

Gli allenatori italiani sono tra i più scaramantici. Non ammetteranno mai di esserlo, ma i tecnici sono sornioni anche nell’ammettere i loro rituali. Elementi che si osservano con buon occhio sia prima che durante la partita, a volte in ritiro, altre volte proprio al termine di una gara.

Rituali, scaramanzie o anche abitudini, gesti che in fondo non tolgono nulla. Massimiliano Allegri era solito correre negli spogliatoi subito alla fine delle gare, molte volte le telecamere lo inquadravano solamente di spalle, quando aveva già imboccato il tunnel.

Abitudini che si osservano in molti casi, aiutati dalle telecamere. Altre emergono, invece, attraverso i racconti in terza persona, nei libri o comunque negli ultimi minuti delle conferenze stampa. In particolare, sempre i nostri tecnici italiani hanno un loro modo di vedere il complesso mondo del calcio, e stemperano la tensione con gesti e abitudini.

Molti preferiscono entrare per ultimi nei pullman, alcuni occupano da sempre una solita posizione, altri ancora indossano la stessa biancheria. Ci sono tecnici – questi nei contesti semi dilettantistici – che rimangono nelle loro autovetture negli incontri casalinghi per un tempo tale da esser poi richiamati dai dirigenti. Preparazione dei discorsi gara, o semplici rituali, è sempre un pizzico di spettacolo di più che va osservato.

Carte e musica, nemici da abiurare

Sinisa Mihajlovic - Getty imahges
Mihajlovic si unisce al club degli allenatori che detestano la playstation – Getty images

I tecnici nei ritiri sanno essere molto maniacali. Nella biografia di Francesco Totti, realizzata insieme al giornalista Paolo Condò, si riportano gli appostamenti di Luciano Spalletti e del suo odio verso il gioco delle carte. Secondo il tecnico toscano levavano energie mentali, soprattutto se si giocava a soldi. Quasi una battaglia cruciale, diventata poi un elemento di discussione, di fughe improvvise e di malintesi.

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Di Sinisa Mihajlovic, recentemente, si è scoperta la sua avversità verso la playstation, ad Ascoli invece è stata destinata come regalo pasquale per i calciatori bianconeri.

Il campo diventa extra campo, e sicuramente ne sa qualcosa Gianni Rivera. Che, fresco di tesserino a Coverciano, disse di non voler vedere nessun giocatore con le cuffie alle orecchie prima di una gara. Se qualcuno non lo ha chiamato in panchina, nonostante l’età, forse c’è un motivo ben preciso…

Altri tecnici si abbandonano invece alla scaramanzia più pura. Il compianto Nils Liedholm era solito affidarsi a una maga, travalicando ogni sorta di rituale da campo per destinare tutto al mondo dell’occulto. Domenech, ex commissario tecnico della Francia, si affidava agli astri per le convocazioni. E, nonostante questo, anche le sue sostituzioni erano decisamente mirate verso il quadro astrale. Con risultati poi visti sotto gli occhi di tutti, in Francia non c’è tecnico che sia sbeffeggiato come il finalista dei Mondiali del 2006.

Allenatori da rituali, allenatori da sane abitudini o da nervosismi facili. A volte i successi del campo e la tranquillità di una squadra si vede anche dalle piccole minuzie.

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