Stadi italiani, l’esempio americano per trovare speranza

Stadi italiani da riaprire? Il dibattito si riaccende nonostante un aprile da zona rossa. L’esempio di New York può aprire una strada (forse).

La riapertura degli stadi italiani rimane sempre un grande punto interrogativo. Se il mondo della musica invidia il fatto che si giochi nei campi nostrani (ascoltare la canzone sanremese di Willy Peyote), in realtà le società calcistiche vorrebbero una maggiore flessibilità in materia per dare respiro alle proprie casse.

Una stagione senza abbonamenti è stato un massacro dal punto di vista finanziario. Basti pensare alle squadre neopromosse, l’entusiasmo della Serie A avrebbe portato a incassi importanti per le società. In piazze come Benevento e Crotone era previsto il tutto esaurito nei big match, così come a La Spezia la prima stagione in Serie A avrebbe portato molta gente sugli spalti.

Le porte chiuse, con gli iniziali mille spettatori, sono stati la cronaca di uno spettacolo ormai ad uso e consumo televisivo. Si pensa e si ripensa a qualche soluzione, si ipotizza un finale con il pubblico in parte (come nel caso, ad esempio, della finale di Coppa Italia), ma in realtà poco sarà fatto.

A Udine qualche settimana fa ci fu l’esperimento di una tessera per mantenere le distanze, qualcosa di utile per stabilire il distanziamento. Peccato che non ci sia stato poi un seguito evidente all’iniziativa, partita sempre da una società tra le più attive da un punto di vista della modernità applicata alla vita quotidiana.

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L’esempio Yankee può essere seguito?

Angolo stadio Olimpico - Getty images
L’Olimpico tra gli stadi italiani è il più malinconico: ha perso anche la finale di Coppa – Getty Images

Negli ultimi giorni fa discutere la decisione americana di riaccendere la vita sociale di New York con la riapertura dello Yankee Stadium. Non si parla di calcio ma di baseball, dopo un anno i supporter saranno ammessi per la capacità del 20% dello stadio (conteggio facile: lo stadio contiene 50mila spettatori, entreranno 10mila, posto in più o posto in meno). Ovviamente seguendo tutti i protocolli, distanziamento sociale, mascherina obbligatoria, biglietto nominale e altro ancora, con il tampone più recente a dimostrarne l’effettiva salute oppure il tesserino da vaccinato.

Uno stadio che diventa “pilota” nella nazione americana, anche il presidente Joe Biden segue da vicino questa nuova riapertura. Ha già invitato i tifosi a indossare la maschera come un dovere patriottico, parole che in America hanno più peso rispetto all’Italia.

Dove il calcio è stato vissuto come un’eresia da chi lo odia, e come un martirio per gli appassionati. Riaprire gli stadi con dovuto distanziamento e regole non sarebbe il peccato capitale. C’è molta più gente nei centri commerciali che non negli stadi, se ben distanziati.

Cosa sarebbero cinquemila persone negli stadi italiani, come nel caso dell’Olimpico che ne contiene 80mila? Oppure a San Siro? Basterebbero anche duemila tifosi per stadi di medio raggio come lo Juventus Stadium o in altri del nostro campionato? Servirebbe anche buon senso, ma questo è molto più raro da trovare in generale.

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