Jorginho, il retroscena di Verona: “Volevo smettere di giocare a calcio”

L’adolescenza di Jorginho è stata complicata, ma grazie alla madre il calciatore è riuscito a realizzare il suo sogno: i retroscena dell’italo-brasiliano sull’addio al calcio. 

E’ tra i centrocampisti italiani più importanti del panorama calcistico degli ultimi anni. Senza ogni dubbio, Jorginho farà parte della spedizione italiana ai prossimi Europei. Se è diventato indispensabile per la Nazionale, gran parte del merito lo deve ai suoi genitori, precisamente alla madre.

Già, perché il regista del Chelsea ha da sempre desiderato rincorrere il pallone. D’altronde è figlio d’arte: la mamma era una calciatrice. Jorginho ha vissuto la prima vera prova di resistenza a 14 anni, quando lasciò la sua città natale per raggiungere Brusque, in un accademia del calcio per ragazzi. Ma la vita non era affatto semplice.

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Jorginho: “Piansi a telefono con mia madre”

rigore Jorginho - Getty images
Jorginho al Chelsea – Getty Images

L’italo-brasiliano – nato in Brasile nel 1991, ma ha ottenuto la cittadinanza italiana perché di origine vicentina – è rimasto a Brusque per due anni. L’accademia offriva allenamenti mattutini e pomeridiani, poi i ragazzi la sera dovevano studiare. Il luogo, però, non era accogliente. Infatti, nell’intervista al Daily Mail, Jorginho ha raccontato: “Eravamo 50 adolescenti. Quella era una grande opportunità, vedevo molti ragazzi lasciare il Brasile per approdare in Italia. Ma il posto lasciava a desiderare. Si mangiava lo stesso piatto per due-tre giorni di fila, le docce d’inverno erano fredde e i bagni erano sporchi“. Insomma, non una prima classe. E infatti, la madre voleva riportarlo a casa: “Mamma un giorno mi venne a trovare e mi disse di preparare la valigia, non sarei dovuto restare in quel posto sporco. Ma io decisi di rimanere, non potevo sprecare quella chance“.

Il sogno di diventare calciatore era più grande. Jorginho ha resistito, ma qualche anno più tardi a Verona stava per dire basta: “Quando arrivai all’Hellas, alloggiai assieme ad altri ragazzi in un monastero. Ci trattavano benissimo, il cibo e il posto era incredibile. Ci pagavano 20 euro a settimana e quando il portiere Rafael lo venne a sapere, mi aiutò“. Era dura vivere con una paga così bassa.

A quel punto, il centrocampista stava per dire appendere le scarpe al chiodo: “Chiamai mia madre a telefono e piangevo. I miei mi dicevano che nel mondo del calcio c’erano persone orribili e io ero un bravo ragazzo, non avrei resistito. Volevo ritornare in Brasile, dai miei amici, ma mamma me lo impedì. Disse che se fossi ritornato, avrei dovuto cercare un’altra casa. Sapeva bene che era una grande opportunità all’Hellas Verona, mi stavo allenando con la Prima Squadra, non voleva farmi smettere“.

Dal 2011, attorno ai 20 anni, la carriera di Jorginho prende il volo. Il centrocampista comincerà a farsi spazio nella rosa scaligera e raggiungerà la promozione in Serie A e viene notato subito dal Napoli, che nel 2014 lo acquisterà. Ad oggi, è tra i migliori calciatori italiani e addirittura della Premier League. Tutto merito della madre.

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