Lazio in crisi: la panchina lunga sarà tutta da rifare

Per la Lazio c’è la necessità di avere una panchina lunga. I biancocelesti non possono pensare di avere solo tredici o quattordici giocatori utili in campo.

I tempi cambiano, così come le necessità. Nel calcio moderno è impensabile avere una rosa striminzita, l’esempio del Verona campione d’Italia con quindici giocatori rimane ormai roba da mitologia. Non è un caso che, anche all’epoca, c’era il buon Oronzo Canà ad auspicare la panchina lunga, un sogno per avere così tante scelte a disposizione (tranne averle nel film gente con le vene varicose e… Crisantemi).

L’esempio cinematografico era quasi un esempio calzante per la Lazio degli ultimi anni, che ha avuto dei titolarissimi ma non delle riserve adatte. Proprio dal punto di vista numerico, la rosa laziale è sembrata sempre carente, la panchina lunga creata dalle regole moderne non è stata mai ampiamente utilizzata.

Giocatori fuori forma, alcuni abulici, altri fuori dal progetto. La Lazio ha unito un po’ tutte queste caratteristiche, creando così una … mezza panchina lunga, dove era difficile saper pescare bene. Dunque, undici titolarissimi o quasi, più un cambio per ogni reparto. Sicuramente Felipe Caicedo è stato il più incisivo nel corso degli anni, e avrebbe meritato un maggior minutaggio.

Calciatori di difficile interpretazione

Muriqi e Tare - Getty Images
Muriqi e Tare, alla Lazio senza stupire in campo – Getty Images

Il mistero sulla Lazio e sulla panchina lunga è dato anche dalla consociata Salernitana. Scambi, prestiti e passaggi di giocatori dalle due società sono stati spesso al centro al mercato, non è un caso che molti abbiano fatto il percorso da una parte all’altra.

Come Strakosha e come Akpa Akpro, che ha giocato ben 32 partite in campionato, ma solo sei partendo dall’inizio. È stato il cambio classico di Inzaghi, ma ha inciso paradossalmente più in Champions League.

Delusioni a iosa per altri giocatori. Muriqi è stato l’attaccante che nessuno ha capito in campo, sportellate, corse a vuoto e poche occasioni di centrare il bersaglio. 27 presenze e un gol non sono numeri sopportabili per un attaccante, arrivato con un investimento importante e con le stimmate del risolutore. Le voci degli ultimi giorni non aiutano di certo.

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Anche su Andreas Pereira c’erano ben altre attese. Tre gare buone, altre da calciatore semi fantasma: 26 presenze e un gol, troppo poco per incidere e per un rinnovo del prestito dal Manchester United. Un mistero ancora più grande è stato Escalante, che l’Italia l’aveva già assaggiata ma come meteora nel Catania. E nella Lazio rischia di restare tale, nelle 24 presenze in Serie A non è stato un protagonista.

Per non parlare dei difensori, a Musacchio sono bastate quattro partite per essere già un peso nella Lazio. La panchina lunga poi ha regalato un po’ di spazio a Hoedt e Cataldi, ragazzi che avrebbero bisogno di una squadra che dia maggiormente fiducia.

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