Moduli, che passione! Il centrocampo su misura per le big

I moduli di centrocampo sono spesso la chiave tattica ideale per vincere in Serie A. Tra le grandi, l’attitudine è quasi sempre rimanere fedele alle proprie idee.

Frattesi e Barella a centrocampo - Getty Images
Nei moduli di centrocampo interisti, c’è sempre Nicolò Barella – Getty Images

La Serie A ha spesso chiavi di svolta nei suoi moduli di centrocampo. Giocare con quattro elementi, con tre o addirittura con due può portare a giocare in determinati modi, sempre cercando di dare quanto più spazio possibile alle manovre offensive.

Le squadre in vetta alla classifica, le inseguitrici e le altre che hanno da recuperar terreno guardano al centrocampo come la soluzione ideale. Il modulo perfetto non esiste o quasi, la convinzione degli allenatori spesso è dura a morire.

Prendiamo ad esempio le squadre milanesi. Simone Inzaghi giocava con un centrocampo a cinque nella Lazio e si sta ripetendo nell’Inter. In particolar modo, sono cambiati radicalmente gli interpreti, i moduli rimangono uguali solamente su carte. Nella Lazio aveva una linea di centrocampisti straordinari bravi nel palleggio, nell’Inter ha un mix altrettanto bravo, ma più capace a far da frangiflutti tra i vari reparti.

Al Milan, invece, Stefano Pioli ha impostato un centrocampo su due uomini più tre in supporto. Il modulo milanista consta di due elementi al centro funzionali al muro difensivo, ma anche abili a dare supporto ai tre fantasisti dietro l’unica punta.

La valenza di una mediana al top

Luis Alberto vs Dominguez - Getty Images
Luis Alberto e Dominguez, fari a centrocampo per Lazio e Bologna – Getty Images

In effetti, partire con una linea centrale e laterale di qualità può essere decisiva nel corso di un campionato. Lo sa bene l’Atalanta che ha un centrocampo malleabile, con quattro elementi in linea ma dai contorni particolari. Intanto sulle fasce, la squadra bergamasca è unica nel suo genere. I laterali spingono, diventano delle ali e degli attaccanti aggiunti, non è un caso che Robin Gosens, nella scorsa stagione, è entrato da attore protagonista e non almeno in venti azioni da gol.

In particolar modo, la squadra orobica avrebbe bisogno di un ulteriore mediano. Perché l’assenza di De Roon e Freuler – in contemporanea – non è il massimo per gli equilibri: contro il Torino, alla prima giornata, lì in mezzo si è sofferto parecchio. L’olandese, poi, è rientrato dopo quattro turni, si è vista sicuramente qualcosina in più.

La Juventus è polivalente ma ha bisogno di capire la sua identità. L’affare Ronaldo ha distolto i problemi della mediana, dove al di là dei moduli c’è stata una grande confusione. Un reparto che vale tanto d’ingaggio… e rende poco in campo, da quanto visto (eccetto Locatelli).

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Le romane sono squadre speculari, Maurizio Sarri non ha eliminato molto se non l’arretramento dei terzini. Josè Mourinho ha dato chance paritarie a tutte, la Roma è un mix di varie scuole. Infine il Napoli ha rivoluzionato i suoi concetti con Luciano Spalletti: l’idea di Fabian Ruiz regista abbinato ad Anguissa è il segreto dell’attuale capolista.

 

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