Morata e il rientro da fantasma: merita davvero la Juve?

Rientro in campo e riscatto tattico per Alvaro Morata nelle intenzioni, ma… chi l’ha visto? Lo spagnolo dovrà dimostrare di meritare davanti il palcoscenico bianconero.

Morata in area - Getty Images
Alvaro Morata dal suo rientro non ha inciso in campo – Getty Images

Alvaro Morata è una sorta di giovane che sta crescendo senza accorgersene. Quasi 30 anni per lui, è un classe 1992 che ha disseminato gol ma mai una sorta di leadership dovunque sia andata. Da canterano del Real Madrid si è fatto una bella nomea, girando poi tutta l’Europa del gol. Dal Real alla Juventus, poi il ritorno a casa, il Chelsea, l’Atletico e ancora la squadra bianconera, per quello che potrebbe l’approdo definitivo.

Certo, c’è una bella cifra da riscattare dopo il secondo anno di prestito, i conti dalle parti di Torino sono ancora in atto, cercando di ottenere uno sconto cospicuo, dato il momento non certo florido. Nonché un ingaggio dello spagnolo che potrebbe tornare come un boomerang nelle future casse dell’Atletico Madrid, che con Griezmann, Suarez e Joao Felix sta proprio messo bene lì davanti.

Il rientro di Morata in Spagna appare un’utopia, quello in Italia dovrà essere supportato – dopo l’infortunio – da una collocazione tattica che meriterebbe maggiori certezze. È un centravanti, è una seconda punta? Alla quarta stagione in bianconero si fa anche fatica trovarne una collocazione certa, in queste ultime tre partite bianconeri è stato tra i meno appariscenti.

Lo spagnolo dai gol pesanti

Morata al tiro - Getty Images
Poca fortuna per lui e la Juve contro il Verona – Getty Images

Il cammino di Alvaro Morata in bianconero è stato particolare. Non è un caso che i tifosi siano divisi nell’attendere il rientro e il ritorno in campo effettivo dello spagnolo. Perché da una parte c’è la consapevolezza di un uomo dai colpi decisivi, dall’altra anche l’attesa per un ritorno che a volte non è consacrato dal campo.

È arrivato in bianconero nel 2014, di pari passo con Massimiliano Allegri, dal quale spesso ha ricevuto ramanzine belle corpose. Più che in campionato è stato l’uomo decisivo per la Champions bianconera, i gol pesanti contro il Real Madrid (due tra andata e ritorno) e quello nella finale contro il Barcellona dimostrarono la sua freddezza sotto porta.

Numeri poi in calo l’anno successivo, stava avanzando ed emergendo con peso il talento di Paulo Dybala, e una recompra lasciata al Real che fu decisiva l’anno successivo, proprio quando la coppa passò dalla finale di Cardiff.

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Lo spagnolo, dopo un lungo peregrinare, è tornato a Torino, era lui il primo obiettivo la scorsa stagione o Edin Dzeko? Andrea Pirlo aveva giocato con lo spagnolo, sapeva i suoi pregi ma anche i suoi difetti. Le nuvole addosso, ma anche l’oceano dei suoi gol, quelli che lasciano a bocca aperta come nel caso del match di Firenze. Ora non resta che caricarlo a molla, il suo ritorno a pieno ritmo – e non da fantasma vagante – è necessario per questa Juventus. Centravanti o seconda punta, ormai poco importa, c’è da superare la crisi.

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