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Fuoricampo

Amburgo, nomi sbagliati sulle maglie: il club svela il motivo

L’Amburgo ha giocato l’ultima partita di campionato con i nomi sbagliati sulle maglie: non si è trattato di un errore, ma di un messaggio sulla dislessia.

Giocatori dell’Amburgo (© GettyImages)

Una clamorosa gaffe da parte dell’Amburgo. O almeno così è sembrato ai più distratti e disattenti. La formazione tedesca, una delle più gloriose e prestigiose di Germania, una nobile decaduta che vanta ben sei vittorie in Bundesliga, e che ha anche una Coppa dei Campioni in bacheca, oggi milita in Bundes2, la seconda serie tedesca. E nell’ultima giornata di campionato è scesa in campo con delle maglie particolari, con i nomi sbagliati.

Un errore assurdo, avranno pensato i più. E in effetti poteva sembrare. I nomi di alcuni giocatori erano infatti stati trasformati con degli errori evidenti, ad esempio con scambi di lettere. Invece, il club ha assicurato che non si è trattato di un errore, ma anzi di un’iniziativa molto importante.

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Sempre attenta al sociale, la società dell’Amburgo ha infatti voluto accendere i riflettori del mondo del calcio, e quindi dell’attenzione mediatica, su un problema che affligge molte persone in Germania e che troppo spesso viene sottovalutato, quasi come se non dovesse interessarci.

L’Amburgo scende in campo per la dislessia

Amburgo maglie sbagliate (fonte foto Instagram)

Hanno fatto parlare le maglie speciali dell’Amburgo nell’ultima gara di campionato. Sul retro, infatti, i nomi dei giocatori sono stati stampati in maniera errata. Meffert è diventato Meffort, Heyer è diventato Heya. Esempi significativi di un’iniziativa molto importante abbracciata dal club tedesco.

Sul proprio account Instagram (per visualizzare il post CLICCA QUI) la società ha infatti spiegato di aver voluto accendere i riflettori dei media su problemi come la dislessia e i disturbi della scrittura. Dei problemi molto problemi molto importanti, che in Germania riguardano circa 3 milioni di persone e che spesso vengono sottovalutati.

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Una splendida iniziativa che dovrebbe essere abbracciata anche in Italia. Anche da noi questo problema, spesso dimenticato, affligge circa 2 milioni di persone, secondo una stima del 2017, ma con dati che sarebbero in crescita negli ultimi anni. Chissà che l’esempio dell’Amburgo non possa quindi essere seguito nel corso delle prossime partite anche da altre grandi squadre europee e magari della nostra Serie A o cadetteria, per far sì che si possa sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema che esige dibattito e attenzione.

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Mauro Abbate