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Calcio

Le tattiche universali: il 3-5-2 ingloba vincenti e perdenti

Tattiche miste, il 3-5-2 che si trasforma, si applica e si converte può andar bene solo in un caso. Tutto il resto diventa deleterio.

Le tattiche in Italia sono il pane quotidiano. Non a caso Michel Platini per descrivere gli stadi di Italia ’90 si rivolse a questo escamotage, ovvero dicendo che erano stati costruiti su misura per quanti discutevano sempre e solo di tattiche.

Perché di ciò spesso di vive, anche attraverso i numeri, gli schemi e la rigidità. Nel caso del 3-5-2 in Italia si fa spesso un gran parlare di una modalità che, tutto sommato, porta raramente risultati. Le tattiche più importanti sono quelle offensive, e lo dice la storia del calcio, con il 3-5-2 al massimo si vince qualche campionato. E solo se ci si chiama Antonio Conte, tecnico dell’Inter ormai pronto per agguantare il suo quarto trofeo da allenatore nella Serie A.

Perché il 3-5-2 è diventato un dogma, un marchio di fabbrica del tecnico. Che alla Juventus era partito da un 4-2-4 abbastanza azzardato, rivisto poi in un 4-3-3. Fino alla folgorazione, il 3-5-2 dove gli interpreti erano tutti centrali di centrocampo: in un derby di Torino, addirittura ne schierò sette tra centrocampo e attacco. Il 3-5-2 contiano è ormai una sorta di titolo nobiliare, esterni a perdifiato, centravanti che devono segnare e fare da baricentro offensivo. Ciò nonostante, notevoli gli sforzi difensivi, in quanto nella sua tattica crescono vertiginosamente quelli che un tempo era definiti semplicemente stopper.

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La tattica che poi non riesce

Le perplessità di Andrea Pirlo, prima stagione stagione da tecnico juventino – Getty Images

Il 3-5-2 è un modulo difensivo, il più delle volte. O un tappo per quanti vogliono distruggere più che costruire. L’averlo utilizzato non rende di Andrea Pirlo un tecnico offensivo, bensì un mister che si è saputo adattare, soprattutto se si hanno in rosa pedalatori di varia specie.

Chi lo usa con costanza ne fa tesoro, chi lo fa a metà rischia di fare frittate. Come nel caso della Fiorentina, che in questo caso utilizza Ribery come seconda punta non ottenendo grossi risultati.

L’Udinese, invece, ha trovato da anni il suo abito su misura. Il 3-5-2 friulano è un inno alla prudenza, dove gli attaccanti segnano poco ma si liberano al tiro spesso i vertici di centrocampo. Non a caso, De Paul e Pereyra sono tra i bianconeri che provano di più la conclusione in porta.

Dove non funziona è decisamente a Crotone, con una tra le difese più perforate d’Europa, che da dodici partite consecutive incassa almeno due gol. È frutto di una qualità non proprio eccelsa, si può anche difendere poi a cinque ma se non ci sono marcature efficaci tutto lascia il tempo che trova.

Sicuramente è un paradosso: nella Serie A la prima e l’ultima in classifica utilizzano lo stesso modulo. Con esiti diversi.

Published by
Massimo Maneggio