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Repubblica Ceca per l’impresa: Schick come Nedved?

La Repubblica Ceca oggi in campo contro l’Inghilterra non è più quella di un tempo, nonostante sia comunque prima nel suo girone. La generazione dei talenti è andata via, al loro posto giovani o esperti mestieranti.

C’è stata una nazionale, più di tutte, che ha rappresentato il sogno dell’est nei periodi più o meno recenti. Era una selezione fatta di uomini duri temprati da mille avversità, ma che in campo giocavano con molta leggiadria. In effetti la Repubblica Ceca per molti era un mix di arroganza, tempra e voglia di giocare senza troppi pensieri, per anni è stata una selezione che offriva sempre grande dibattito.

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Una nazionale, per altro, composta praticamente da elementi bravi a fare le fortune delle squadre europee. La storia della Repubblica Ceca balzò agli onori proprio negli europei di 25 anni fa, un quarto di secolo a testimoniare la rivalsa di un’impresa. A vederla sembrava una cenerentola, poi tutti si accorsero che era un gruppo granitico. Se ne accorse Arrigo Sacchi in maniera tardiva, la sconfitta contro i cechi ci valse praticamente mezza uscita da quella edizione, i cechi non facevano sconti a nessuno. E arrivarono addirittura in finale, poi Oliver Bierhoff e la Germania spensero il sogno della grande impresa.

Nedved e i suoi fratelli

Pavel Nedved bandiera della Repubblica Ceca ora vice presidente juventino – Getty Images

Di quella Repubblica Ceca ovviamente il migliore era Pavel Nedved. Allora poco più che un’ala sconosciuta, poi divenne un re del centrocampo. Fu comprato dalla Lazio dopo gli europei e divenne un giocatore di grande agonismo, velocità e qualità, un fulmine che arrivò in Serie A dando il suo segno. Poi passò alla Juventus e anche in bianconero diede la sua impronta, vinse un Pallone d’Oro senza la Champions, andò in Serie B poi scalò le gerarchie della dirigenza.

Di quel gruppo la Repubblica Ceca aveva altri elementi interessanti, quel Karel Poborsky famoso per il 5 maggio ma che in Italia non si espresse al meglio in una Lazio altalenante. E il “pennellone” Jan Koller, che era temibile soprattutto agli europei 2004. Quando i cechi furono eliminati dalla Grecia in semifinale, e fu lì che si ruppe inevitabilmente qualcosa.

Ce ne accorgemmo al mondiale 2006, quando incrociammo il collettivo ceco. L’Italia lo affrontò nell’ultima gara del girone, vincemmo con un gol di Materazzi e di Inzaghi. Erano gli ultimi scampoli di qualità per i boemi, avevano lì davanti anche Milos Baros, che vinse qualcosa a Liverpool e vantava di una nomea di bomber mai verificata nei fatti. Senza scordarci di Peter Cech, il portiere con il caschetto per anni tra i migliori al mondo.

Ed eccoci alla nazionale attuale, gente imberbe, qualche ragazzo interessante ma molto fragile se confrontato nell’agone europeo. Schick è l’unica stella lì davanti, Jankto l’elemento con più presenze nella nostra Serie A.

Troppo poco per la Repubblica Ceca e per i tifosi. Una nuova generazione avrà più fortuna nel futuro? Difficile dirlo, di Nedved ne usciranno ben pochi probabilmente. Intanto, già giocarsi un primato in questi europei è già qualcosa.

Published by
Massimo Maneggio