Che risuoni l’inno alla gioia. La canzone della UE è l’inno virtuale della 15esima edizione del Campionato Europeo, che parte quest’oggi in Francia con la disputa della gara inaugurale tra i padroni di casa e la Romania. E che mai come quest’anno, anche per ragioni politiche, avrebbe bisogno di far sentire tutta la compattezza del Vecchio Continente.
Le novità regolamentari. Sarà un’edizione da record, per il numero di formazioni partecipanti, ben 24, e ovviamente anche di partite, 51. Tutte di qualità? Lo dirà il campo, sperando di non dover ricorrere alla goal line technology, introdotta per la prima volta al pari del sospirato cambio di regolamento che abolisce la tripla sanzione per chi fa fallo in area su un avversario lanciato a rete: rigore sì, ma poi solo ammonizione.
Le favorite. Queste le novità regolamentari, mentre difficilmente ci saranno sorprese nella finale del 10 luglio. Il nome della squadra vincitrice non potrà andare oltre il quintetto formato da Germania, Francia e Spagna, che compongono la prima fila in rigoroso ordine di probabilità, con il Belgio come unica candidata outsider, più per il ridotto carico di esperienza che per la notevole qualità dell’organico a disposizione di Wilmots.
La Roja di Vicente Del Bosque, al probabile passo d’addio, dovrà dimostrare di essere più forte dell’inevitabile usura dopo tanti trionfi di un ciclo di campioni forse irripetibilie, e pluri-vincitori anche con i club, usura già in parte emersa durante il disastroso Mondiale 2014. Dove a trionfare fu la Germania, che però oggi pare leggermente più arrugginita, anche se per tradizione la forza dei tedeschi è la solidità più che lo spettacolo.
Un po’ come l’Italia, che arriva tra mille dubbi: da un ct già certo dell’addio a una rosa non di prima qualità, figlia di un campionato che fatica a esprimere valori e italiani di prima fascia, passando per l’ecatombe di infortuni soprattutto a centrocampo.
L’Italia. All’organizzazione made in Conte, alla capacità del tecnico salentino di allenare le motivazioni più che le gambe, il compito di provare ad andare oltre l’immaginazione. E magari di arrivare in semifinale, dove l’avversaria potrebbe essere la Francia. I padroni di casa arrivano carichi di talenti, ma anche dell’obbligo di vincere. Lo stesso che fu fatale alla giovane Germania del 2006…