Pochi gol ed equilibrio: perché l’Italia può credere in un Europeo da protagonista

Adesso le abbiamo viste tutte. E il morale è se possibile ancora più alto rispetto a dopo la vittoria sul Belgio. Dopo le prime 12 partite sulle 51 previste per arrivare alla finale del 10 luglio, l’Europeo 2016 ha già svelato i propri “sintomi”: l’equilibrio è sovrano, non si intravedono novità significative a livello di temi di gioco e le grandi sono tali al momento solo sulla carta.

Il gruppo F, che sulla carta sarebbe dovuto essere uno dei più leggibili, ha stravolto le gerarchie, con l’Ungheria a mettere al tappeto l’Austria e il Portogallo steccare clamorosamente contro l’Islanda, capace di strappare un punto che le prossime partite definiranno se solo storico o utile per la qualificazione.

I lusitani, come la Svezia di Ibrahimovic prossimo avversario dell’Italia, hanno confermato di dipendere dalla propria stella, Cristiano Ronaldo, parso in pessime condizioni.

E se pensiamo alla prova opaca di Pogba al debutto, alle difficoltà della Spagna nello sbloccare contro la Repubblica Ceca e ai balbettamenti della Germania, non si può non ripensare alla solidità della prestazione offerta dall’Italia, che, i dati lo confermano, ha corso più di tutti e ha pure rischiato pochissimo, concedendo solo un paio di conclusioni dalla distanza e un contropiede a una delle teoriche favorite.

In un torneo in cui in tanti si difendono e provano a ripartire, in cui manca la qualità cristallina di giocatori in grado di fare la differenza, si può davvero sperare che sia il collettivo a fare la differenza. Se sarà così, nessun’altra squadra è messa meglio rispetto agli azzurri, che come noto sanno esaltarsi nelle difficoltà o nello specifico quando il pronostico è contrario.

Ovviamente non è tutto oro quello che luccica, perché nel secondo tempo si è sofferto troppo e perché alla lunga la qualità non eccelsa dell’organico rischia di emergere, ma chissà che il fatto di non avere nella propria rosa stelle di prima grandezza, spremute dalla stagione dei club e paradossalmente l’essere usciti presto dalle Coppe europee potrebbe tornare utile agli azzurri in un Europeo senza padroni. Che potrebbe sorridere a chi ci crederà di più.

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