Il sogno dei tifosi bianconeri è uno solo: vincere la Champions. Un’autentica ossessione che neppure gli otto scudetti consecutivi, una vera e proprio impresa nella storia del calcio italiano, hanno saputo rendere meno compulsiva. Anzi, lo straordinario filotto in terra nazionale ha alimentato, ulteriormente, il desiderio di primeggiare in Europa, dove la Juventus non vince da quasi 24 anni. Troppi per la Vecchia Signora. Che si è regalata Cristiano Ronaldo per coronare questo sogno.
Senza Bruno Genesio non è più lo stesso O.L.
Anche l’ingaggio di Sarri, che predilige un calcio più “europeo e moderno” rispetto ad Allegri, è avvenuto, nelle intenzioni del club bianconero, per rendere ancora più credibile la candidatura bianconera in ottica Champions. Ed i risultati, perlomeno in ambito continentale, sembrano aver dato ragione, fin qui, alle scelte operate da Paratici e Nedved: la vittoria del girone è stata netta ed inequivocabile, nonostante qualche piccolo brivido al giro di boa del girone (leggasi gara interna contro la Lokomotiv).
La “Juventus europea” è sembrata più in palla di quella vista in Serie A, come ammesso, candidamente, dallo stesso Sarri. Anche i broker delle scommesse online legali, dove è possibile giocare in sicurezza e nel rispetto del quadro normativo italiano, sembrano credere in una possibile vittoria della Juventus, la cui quota si è decisamente abbassata al termine del primo turno di Champions.
Anche l’urna, in tal senso, è stata particolarmente benevola nei confronti dei torinesi: l’avversario negli ottavi di finale sarà il Lione. Una compagine, quella transalpina, che sta vivendo una stagione a dir poco deludente. L’addio di Genesio, in tal senso, si è rivelato traumatico. Il tecnico transalpino, con un lungo passato anche da calciatore dell’O.L., era riuscito a rilanciare l’immagine del Lione a livello internazionale, grazie ad un calcio frizzante e al tempo stesso efficace.
Dopo quasi quattro di grandi soddisfazioni in terra francese, Genesio ha preferito capitalizzare sbarcando nella massima serie cinese. Al suo posto, i dirigenti transalpini avevano deciso di affidarsi a Sylvinho, alla prima esperienza da head coach dopo aver svolto, brillantemente, il ruolo di assistente con allenatori di grande fama, come Mancini e Tite.
Strada in discesa per i bianconeri: Garcia non ha invertito il trend negativo e Depay è out
L’avvio dell’era del tecnico brasiliano, però, aveva illuso i tifosi del Lione: due vittorie nelle prime due giornate, condite da 9 goal realizzati e zero subiti. Con un debutto, al Louis II, a dir poco entusiasmante: 3-0 al Monaco. Un entusiasmo, però, di breve durata. Nelle sette giornate successive, infatti, i Les Gones hanno racimolato la miseria di tre punti. E Sylvinho, inevitabilmente, è stato sollevato dall’incarico. Per cercare di risalire la china, la dirigenza transalpina ha deciso di affidarsi ad una vecchia conoscenza del calcio italiano: Rudi Garcia.
Il Lione, dopo anni, conferiva l’incarico ad un allenatore navigato ed esperto. Ma la sterzata, perlomeno al momento, non c’è stata. I risultati sono leggermente migliorati, specie nelle prime settimane. Ma il mese di dicembre è stato poco foriero di soddisfazioni. E il Lione, oggi, si ritrova al dodicesimo posto, a sette lunghezze dal terzo posto che equivale all’ingresso in Champions.
L’ex tecnico della Roma ha provato a dare una propria impronta, modificando, innanzitutto, il modulo: dal 4-3-3 al 4-2-3-1. Uno schema, quest’ultimo, più funzionale ad esaltare le caratteristiche di Depay, il calciatore col maggior tasso tecnico della rosa. L’olandese, però, non potrà prendere parte alla doppia sfida contro i bianconeri, a causa del grave infortunio patito contro il Rennes (rottura dei legamenti), che potrebbe costargli l’intera stagione.
Un Lione, quindi, che si presenterà al cospetto della Juventus privo della sua stella indiscussa: ipotizzare un passaggio del turno risulta, al momento, un esercizio di pura fantasia. La camminata europea bianconera, salvo improbabili cataclismi, potrà proseguire senza troppo patemi: troppo il divario tecnico fra torinesi e transalpini.