Pinilla, l’uomo della rovesciata: si ritira un artista del gol

La rovesciata di Mauricio Pinilla, un simbolo moderno di arte sferzante: il ritiro del cileno lo associamo subito a un gesto atletico di rara bellezza.

Mauricio Pinilla e la sua rovesciata. Una simbiosi, un’arte contemporanea messa al servizio del calcio. Perché sono pochi gli attaccanti con la capacità di entusiasmare le folle e, fra questi, Pinilla si inseriva con forza in questa categoria. Rovesciata per emergere, per salvarsi, la carriera del cileno in europeo è viaggiata in treni quasi di seconda classe, ma non per questo meno belli e appassionanti.

Pinilla era un attaccante atipico, a volte scontroso, altre volte trascinatore di folle e decisivo con i suoi gol pesanti. Bisognava saperlo prendere, come fecero a Grosseto nella stagione 2009-10. Allenatore Elio Gustinetti, stipendio da 130 mila euro ottenuto dopo aver pure svolto un provino per una squadra di Serie B con il massimo obiettivo della salvezza. Pinilla dimostrò di non essere una meteora solo transitata da Inter e Chievo, e segnò, prima di un grave infortunio, 24 reti in 24 partite. Media di un gol a partita, con il Palermo di Maurizio Zamparini che lo riportò giustamente in Serie A.

Anche in Sicilia colpi di genio, colpi di testa e sforbiciate volanti, per mettere in chiaro il suo stile di vita e le sue massime in un campo da calcio: rovescio, dunque sono.

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Filosofia del gol disseminata lungo lo stivale

Mauricio Pinilla con l'Atalanta - Getty images
Pinilla con la maglia dell’Atalanta – Getty images

Dopo l’avventura in rosanero, forse quella con il Cagliari è stata la più coinvolgente. Sia per i rapporti con Radja Nainggolan (con una rasatura di capelli ancora nella storia), nonché con la tifoseria, quel Pinigol che doveva scardinare le difese sempre a colpo d’effetto.

Sforbiciate, difese impazzite, boati del pubblico. Cagliari in festa, Pinilla in gol, un copione che si è ripetuto per ben 22 volte. Il mondiale, poi, gli ha regalato l’amarezza più grande: la traversa colpita contro il Brasile, poteva segnare la sua carriera. Eliminare i verdeoro in casa sarebbe stata un’impresa nazional-popolare, il legno però ha avuto la meglio.

Rientrato in Italia, dopo questa delusione, si è accasato prima al Genoa, per poi abbracciare la causa atalantina, quando ancora a Bergamo si parlava di salvezza. E anche in questo caso, gesti atletici da registrare, rovesciate che immortalano l’epicità di chi si alza in volo e sa di colpire il pallone al 100% con forza e maestosità.

Dopo un altro (non memorabile) ritorno al Genoa, l’addio all’Italia, prima per abbracciare l’Universitad de Chile, poi l’Umido per chiudere una carriera sicuramente vissuta senza rimpianti. Pinilla era nato per fare spettacolo, non certo per giocare la Coppa dei Campioni da comprimario. Pinilla ora sarà un commentatore tv, se sarà originale come in campo non avrà problemi nella sua seconda carriera.

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