Arezzo indigesto per Alessio Cerci: il “calcio che conta” è finito

Alessio Cerci ad Arezzo è passato dal “calcio che conta” all’esilio nelle tribune della Serie C. Un mistero ormai tutto italiano per un’ala controversa.

C’era una volta Alessio Cerci. Come calciatore, praticamente, l’ex ala che ha giocato in tante squadre blasonate, è ai saluti finali. Essere escluso anche dall’Arezzo in Serie C, ultimo in classifica, è davvero il colmo per un giocatore che ha avuto talento quanto fatto scelte non proprio fortunatissime. Cerci, cresciuto nel settore giovanile della Roma, ha fatto vedere il suo talenti a sprazzi.

Sprazzi magari gloriosi, ma pur sempre sprazzi. Ha sempre difettato di continuità, una buona stagione diventava ottima, ma quella successiva era una sorta di accontentarsi perché il meglio era stato già dato.

Esplose calcisticamente con il prestito al Pisa, dopo aver provato la panchina del Brescia. Lì in Toscana trovò Gian Piero Ventura ad accoglierlo e quel 4-2-4 sembrava l’ideale per lui. Da una parte il romano, dall’altra l’honduregno Alvarez furono uno spettacolo con il Pisa che, almeno nella prima parte della stagione, sognava il clamoroso salto in Serie A.

Salto che per Cerci avvenne, sponda Atalanta. Qui con un altro amante delle ali a tutto spiano, ovvero Luigi Delneri, non raccolse granchè, fu un’esperienza non troppo felice e lasciata senza troppi rimpianti. Il ritorno a Roma fu un’altra minestra riscaldata, e via per altri lidi

Firenze, Torino e il “calcio che conta”

Cerci tenta il tiro - Getty images
Alessio Cerci ai tempi di Firenze: a qualche km di distanza, ad Arezzo, il finale di carriera – Getty images

La storia del calcio che conta arriverà dopo gli anni di Firenze e Torino. In Toscana fu lanciato da Sinisa Mihajlovic, nei granata ritrovò stimoli, gol e fame calcistica grazie nuovamente a Ventura. Con Ciro Immobile fecero una gran coppia, Cerci divenne una sorta di seconda punta atipica e il Torino si giocò grandi chance europei con i due che arrivarono insieme alla convocazione per i mondiali del 2014.

Praticamente arrivato nell’olimpo del calcio, si può dire, addirittura si fece tatuare la data di un gol nel recupero contro il Genoa, ma ecco il famoso “calcio che conta”, episodio per il quale verrà ricordato all’arrivo all’Atletico Madrid. Dove combinò pochissimo, nove presenze e un gol, prima dei ritorni in Italia. Prima al Milan senza grande costrutto, poi proprio al Genoa tatuaggio incluso, segnando qualcosina ma senza riscatto.

Un anno di fermo o quasi all’Atletico Madrid e poi il passaggio al Verona, ma lo scatto dei tempi belli era ormai andato, così come la voglia di stupire. Le esperienze turche all’Ankaragucu e il terzo ritorno da Ventura (alla Salernitana in Serie B) non entreranno negli annali.

L’esperienza all’Arezzo sembra essere quasi la chiusura della carriera di Cerci. Arezzo per altro abbastanza in fermento, ha esonerato Mario Palazzi, ex vice di Serse Cosmi e primo in classifica nella primavera. Scelta cervellotica, che dimostra come anche in Serie C ci sarebbe molto da analizzare in quanto a bizzarrie.

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