L’incompiuta di Verdi: il Torino attende da tempo

L’incompiuta di Verdi, potrebbe essere un’opera musicale ma è invece la storia dell’attaccante granata, mai esploso sino in fondo.

È una storia un po’ così, quasi dal sapore antico. Perché il cognome è di quelli pesanti, e può sicuramente ricordare tanto altro. Così l’incompiuta di Verdi sembra il titolo adatto per descrivere le annate del fantasista al Torino, annate non certo fenomenali per prestazioni in campo e per soddisfazioni statistiche.

Arrivato quasi come il salvatore della patria, grazie anche all’eccessiva pubblicità di un giornale in particolare, Verdi al Torino non ha mai spiccato il volo. E doveva prendere decisamente in mano i granata, l’esperienza era tale da poter cambiare il volto alla squadra piemontese. Classe 1992, con buona esperienza maturata e un flop in una piazza come Napoli, poteva riscattarsi a Torino e dimostrare di essere un giocatore decisivo.

Nulla di tutto ciò, frenato da qualche acciacco fisico e da qualche incomprensione tattica, in fondo giocatori come Verdi hanno sempre un mistero logistico che li accompagna. Perché se gioca trequartista, magari molti lo rimpiangono da esterno. Così come se gioca da terza punta, altri chiedono le incursioni centrali. Ed è un marasma di difficile risoluzione, era anche in odor di Nazionale e con un po’ di fortuna (e prestazioni in più) poteva essere un elemento da portare agli Europei.

Il rimpianto di un talento

Verdi primo piano - getty images
L’incompiuta di Verdi: un’opera adatta per descrivere un percorso a metà – Getty images

Verdi è stato un giocatore a metà tra il grande salto e il vuoto cosmico. Le sue esperienze sono state sempre in chiaro scuro, con l’Empoli di Sarri ha giocato molte partite ma non ha inciso più di tanto, in effetti si ricorda più con altre casacche addosso o per gare estemporanee. Come nel caso del Carpi, nell’ultima giornata di Serie A vinse da solo il match contro l’Udinese, ma fu inutile ai fini della classifica.

Passato al Bologna ha fatto vedere il miglior calcio. Aiutato dall’ambiente e da una motivazione ritrovata, per due stagioni è stato un elemento chiave per il gioco felsineo. Bravo nell’uno contro uno, creava superiorità numerica palla al piede, spostando in avanti gli equilibri della squadra. Con gol pesanti, ma anche pensanti, il che non guasta. Come contro il Crotone, due punizioni di fila nella stessa porta: una tirata con il piede destro, una con il piede sinistro. Nessuno come lui.

L’interesse concreto del Napoli fu rimandato di sei mesi, conclusa l’annata a Bologna il passaggio in Campania non è stato fortunatissimo. Così come l’approdo successivo al Torino, che ha investito una ventina di milioni. La scorsa stagione si sono registrate 33 presenze e due reti, quest’anno 22 gare e una sola marcatura, nonché un exploit con una doppietta in Coppa Italia. È ancora troppo poco, il Torino attendeva di più da Verdi. E anche Verdi, in fondo, attendeva di più dai granata.

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