Milan cinese, Berlusconi frena ancora. Ma l’affare-stadio può fare la differenza

Ombre cinesi. L’attacco è fin troppo scontato per commentare l’ennesima frenata, forse solo virtuale, sul futuro assetto societario del Milan. I ricchi imprenditori orientali stanno per impossessarsi del calcio meneghino, ma se sul fronte Inter la trattativa con Suning Group, condotta lontano dai riflettori, è già arrivata al momento delle firme, in casa Milan si continua a navigare a vista, tra incontri più o meno segreti e dichiarazioni degli interessati che alternano ottimismo e perplessità.

Anzi, dell’interessato, visto che ormai da settimane Silvio Berlusconi alterna slanci di speranza a riflessioni preoccupate in merito al solito, amletico dubbio: vendere o no alla cordata cinese la maggioranza del club, chiudendo un’era di successi forse irripetibile durata 25 anni, cui aggiungere gli ultimi 5 di sofferenza?

Solo giovedì l’ex Cavaliere aveva rivelato di aver conosciuto e apprezzato la solidità di tutti gli imprenditori interessati all’operazione, ma oggi, intervenendo a “Radio Centro Suono Sport”, ecco la nuova doccia fredda per i tifosi rossoneri più duri con il presidente e aggrappati da mesi all’hashtag #Silviovendi: “Siamo in trattative con un gruppo di investitori cinesi, ma non so se possiamo andare a concludere perché non hanno ancora dato una risposta sul loro impegno che si protrae negli anni”.

Come dire: Berlusconi vuole garanzie per un Milan che torni ai vertici anche a medio-lungo periodo, senza correre il rischio che tra qualche tempo, magari come successo proprio con Thohir, i nuovi compratori si stanchino del “giocattolo” e mollino tutto.

Adesso però il tempo dei tira e molla sta per finire. Un anno esatto dopo gli slanci ottimistici con Mr. Bee il Milan non può più sbagliare e soprattutto non può più perdere tempo. Giugno è quasi già tardi per programmare la prossima stagione, più l’eventuale passaggio di consegne tarderà, più sarà alto il rischio di bruciare un’altra stagione. La prima scadenza è la scelta del nuovo allenatore, che sarebbe già stato identificato dai cinesi in Unai Emery, gradito anche a Berlusconi, che lo fece cercare un anno fa, ma che oggi confermerebbe Brocchi.

A fare la differenza potrebbe essere la volontà dei compratori di accelerare sul fronte stadio: secondo il piano presentato da Nicholas Gancikoff, responsabile europeo dell’advisor americano Sal Galatioto che cura l’operazione, quasi la metà dei 1000 milioni di euro pronti per il Milan verrebbero destinati all’ammodernamento di San Siro o alla costruzione di un nuovo impianto, dopo il sogno tramontato del Portello. Che sia la volta buona?

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