I samurai della difesa in Serie A: quando il rinforzo top arriva da Oriente

I samurai della difesa Tomiyasu e Yoshida, in maniera silenziosa, sono diventati due punti di riferimento per Bologna e Sampdoria. Gente di sostanza dal sol levante.

Il calcio globalizzato ora permette alle squadre di avere gente affidabile da ogni parte del mondo. Lo sanno bene Bologna e Sampdoria che basano le loro fortune difensive sul giovane Takehiro Tomiyasu e sul ben più esperto Maya Yoshida.

Takehiro Tomiyasu è un classe 1998, che può adattarsi benissimo sulla fascia destra ma può giocare anche al centro, ruolo che preferisce anche Sinisa Mihajlovic. Dopo gli inizi al Fukuoka, è approdato al club belga del Sint-Truden e poi al Bologna, con i felsinei che già prospettano una buona plusvalenza. Ragazzo di tempra, difficilmente perde la concentrazione in gara, un ventiduenne che, per qualità e agonismo, sembra già maturo e pronto per lottare su altre platee.

Maya Yoshida ha dieci anni in più del collega ed è un centrale vecchio stampo arrivato lo scorso gennaio senza troppi clamori alla Sampdoria. È riuscito subito a entrare in sintonia con Claudio Ranieri, che lo eretto a leader difensivo.

Uomo di sostanza, pronto all’occorrenza, una carriera iniziata nel Nagoya e poi proseguita in Olanda nel Vavro e otto stagioni complessive al Southampton. L’approdo a Marassi ha rigenerato l’asiatico, che nella scorsa stagione ha collezionato quattordici presenze e che ora sembra un punto fermo della Samp. Pulito, efficace, ben attento in marcatura, un calciatore di affidamento.

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Gli altri giapponesi

Yoshida con Kouamè (twitter)
Contrasto fra Yoshida e Kouamè in Samp-Fiorentina (twitter)

La storia nipponica in Serie A è stata foriera di calciatori più o meni adattati in Italia. Di Kazu Miura si è scritto di tutto e di più al Genoa, Hidetoshi Nakata è stato il più talentuoso tra Perugia, Roma, Parma, Bologna e Fiorentina, il veneziano Hiroshi Nanami invece ha collezionato più fischi che applausi. Era arrivato su suggerimento di Totò Schillaci, che lo aveva avuto al Jubilo Iwata come assist man, Maurizio Zamparini si accorse subito che non era un fenomeno. Così come non hanno impresso i “dimenticati” Mitsuo Ogasawara a Messina, Atshui Yanagisawa (Sampdoria e ancora Messina, temerario…) e Masashi Oguro a Torino, Takayuki Morimoto a Catania ma soprattutto a Novara poteva fare di più, Yuto Nagatomo è stato mascotte e buon giocatore del Cesena e dell’Inter.

Storia diversa per due trequartisti puri come Shunsuke Nakamura e Keisuke Honda. Il reggino è stato l’uomo delizia dei tifosi ma soprattutto l’uomo marketing del team calabrese, in tre stagioni ha portato il nome della Reggina in tutto il mondo con annessa vantaggiosa cessione al Celtic. Honda, invece, è arrivato in un Milan non certo stellare, per lui la soddisfazione anche di indossare la fascia di capitano.

Infine, proprio i difensori Tomiyasu e Yoshida. Giocatori che non danno subito nell’occhio, ma viaggiano sulla media del 6,5 in pagella. Voti alti e meritati per difensori di sicuro affidamento.

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