Ribery fa 38 anni, è tempo di fuggire da Firenze

Franck Ribery compie 38 anni con qualche rimpianto italiano. L’avventura con la Fiorentina non è tra le più memorabili della sua carriera.

Il vecchio Ribery, è il caso di dirlo. Compie 38 anni l’esterno francese arrivato in Italia quasi a miracolo mostrar, ma in realtà ha dimostrato ben poco. Ed è stato, tutto sommato, un cammino deludente quello svolto a Firenze, senza grandi sussulti e l’impressione di poter dare un passo di cambio alla Fiorentina.

Effettivamente, le prestazioni non eccellenti dei viola arrivano proprio dalla mancanza di responsabilità, sia in campo che fuori. Un esempio è dato dalla partita di sabato, quando Ribery si è fatto espellere direttamente per un fallo su Zappacosta del Genoa. Se un giocatore con 38 primavere compie un gesto del genere, vuol dire che qualcosa in campo proprio non va.

Immancabili le scuse sui social, i buoni intenzioni e le lodi sulla capacità della squadra di saper tenere botta a Genoa (non è stata la scalata del Mortirolo…), ma di certo Ribery ora attende solamente la fine del campionato. E anche i tifosi attendono la fine di questo martirio, sia per archiviare il campionato nonché per salutare senza rimpianti il francese. Da queste parti fallì uno come Socrates, Edmundo fece di tutto per farsi odiare, altri grandi talenti strombazzati fecero poco. Ribery può entrare di diritto in questa categoria.

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Addio a fine stagione inevitabile

Ribery sulle gambe - getty images
Immagine simbolica di Frank Ribery alla Fiorentina: entrambi sulle gambe – Getty Images

La scommessa Ribery non è stata azzeccata. Magari con un alibi della prima stagione, condizionata da un infortunio ai legamenti che lo ha tenuto fuori per alcuni mesi. Alla fine, 21 presenze e 3 gol, ma questa stagione non ha sicuramente migliorato il suo apporto, con 22 presenze e 2 gol. Segna con il contagocce, farà movimento ma diventa spesso un anarchico tattico. Perché la Fiorentina non sa mai se schierarsi con le tre punte o se affiancarlo a Dusan Vlahovic.

Nel primo caso, manca l’apporto degli esterni in fase difensiva, e l’arrivo contemporaneo di Callejon non lo ha di certo aiutato. Nel secondo, invece, Vlahovic non ha bisogno di una seconda punta adattata, per la serie meglio solo che male accompagnato.

Insomma, a fine carriera si diventa un po’ anche un peso. Ribery era esploso d’un tratto, dopo il Brest, il Metz, un prestito al Galatasaray, l’approdo all’Olimpique Marsiglia, dove una stagione bastò per la nazionale francese e il mondiale del 2006. Nell’estate 2007 l’approdo al Bayern Monaco, insieme a quel Luca Toni che gli consigliò anni dopo l’approdo a Firenze.

Fu un consiglio di cuore, dopo dodici stagioni in Germania serviva un nuovo ambiente per ritrovare la passione di giocare a calcio. La passione poi passa e rimangono i dubbi della scelta, luglio non è poi così lontano. Firenze lo congederà senza drammoni.

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