Modello tedesco: l’Italia copi dai migliori

Il modello tedesco della Bundesliga si sta rivelando il migliore in Europa. La Serie A potrebbe prendere l’esempio, una differenza sostanziale separa questi tornei.

La Bundesliga è ormai il torneo di maggior riferimento, guardando a numerosi fattori. Se spesso è stata la Premier League l’indiscussa “padrona” delle attenzioni europee, il modello tedesco ha di fatto sobbalzato i canoni. Infatti, la Bundesliga dopo la ripresa post covid è stata la competizione più seguita da quanti vogliono vedere un calcio senza troppi fronzoli.

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In Germania non esiste la costruzione dal basso (la fanno in pochi), c’è una sana competizione e, spesso e volentieri, anche le big si complicano la vita da soli. Perché guardando alla Bundesliga, fa impressione vedere come, in ogni stagione, squadre dal passato illustre hanno grandi difficoltà. Lì non si guarda al nome, se una squadra non rende, va dritta nella seconda serie.

Come nel caso dello Schalke 04, un team con un passato illustre e un presente da ultima in classifica, e in settimana già retrocessa matematicamente. E annessa contestazione vivace (l’unica cosa che va stigmatizzata).

La Bundesliga non perdona, il modello tedesco del campionato risulta sempre più efficace. È l’unico, dei cinque maggiori trofei continentali, ad avere le diciotto squadre, e non le famigerate venti. Un elemento di continuità: perché cambiare se la formula è giusta? 34 partite è un giusto numero per un torneo, soprattutto quando l’Europa pressa sempre più le società.

L’Italia prenda esempio sostanzialmente

finale champions tedesca - getty images
Modello tedesco in alto, Bayern e Borussia in una finale Champions – Getty images

Non a caso, il modello tedesco parte proprio dal numero delle squadre. In Italia ci si innamora presto delle cose estere, ma prendiamo sempre le peggiori, come nel caso del calcio spezzatino. In Germania gli orari sono canonici, i tifosi hanno protestato anche vibratamente contro il Monday night, che è stato un po’ un controsenso nel campionato.

In effetti, questa novità ha un po’ stonato in un torneo dove le squadre hanno saputo reagire. Non c’è il fronte biglietteria, ma regge bene quello del marketing: i tifosi aiutano le società in altri modi. Molti tifosi sono direttamente soci del club (il 60% del Bayern Monaco è composto da piccoli azionisti), altri ancora comprano sulla fiducia la maglia stagionale.

Una questione anche di mentalità, in un torneo sempre più coinvolgente. Nessuno avrebbe mai immaginato una lotta al vertice tra i baveresi e il Lipsia, così come una serrata per i cinque posti europei che rimangono a disposizione. Mentre in zona salvezza, la lotta è sempre accesa, anche per evitare il terzultimo posto, da anni un crocevia che porta allo spareggio contro la terza classifica nella seconda serie.

L’Italia prenda qualche esempio e lo faccia proprio. Il modello tedesco sarà quello predominante, con ogni probabilità, nel prossimo quinquennio. La Bundesliga fu tra le prime a ripartire e dimostrò come, anche in tempi di pandemia, si poteva e si può giocare a calcio mantenendo fede ai propri modelli.

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