Più olandesi o… interisti? Il destino e la storia dei tulipani

Gli olandesi interisti hanno avuto storie particolari a San Siro. Una sorta di formazione dalle fortune alterne in nerazzurro.

Snejder - Getty Images
Tra gli olandesi migliori ecco Wesley Snejder, quasi rimpianto oggi dagli interisti – Getty Images

Denzel Dumfries è solo l’ultimo degli olandesi con la maglia dell’Inter. Un rapporto cresciuto nel corso del tempo tra i Paesi Bassi e il mondo degli interisti, dove le fortune si sono decisamente alternate.

In principio fu Faas Wilker, il primo degli olandesi a sbarcare a Milano. Poi si dovette attendere parecchio, perché gli “orange” arrivavano a Milano, ma dall’altra parte. I trionfi rossoneri avevano una matrice ben precisa e solo al loro calare o quasi, anche l’Inter decise di virare sul mercato per gli olandesi.

E si ripartì con due elementi diversissimi tra loro. Dennis Bergkamp e Wim Jonk, calciatori che ebbero alterne fortune. Per il primo, in effetti, quella di San Siro non fu proprio la situazione ideale. Timido ma talentuoso, soffrì moltissimo il calcio italiano. Fu capocannoniere in Coppa Uefa, non vedeva granché la porta in campionato. Andò poi all’Arsenal e sbocciò, divenne un elemento poi a lungo rimpianto. Quella di Jonk, invece, è una parabola diversa: onesto mestierante, segnò proprio in finale di Coppa Uefa contro il Salisburgo il gol decisivo. E tanto bastò per rimanere comunque ricordato con simpatia

L’ondata anomala

Clarence Seedorf - Getty Images
Clarence Seedorf nella stagione 2001-02 in campo contro il Brescia – Getty Images

Nel corso del tempo la corrente degli olandesi è aumentata. Sono diventati interisti soprattutto dei centrocampisti come Aaron Winter, già passato per la Lazio, e Clarence Seedorf, proveniente dal Real Madrid. Era discontinuo quest’ultimo, segnò due gol alla Juventus che potevano indirizzare il campionato, ma aveva molte pause. Scambiato con il Milan, passò alla storia ma dall’altra parte.

Anche Andy Van der Meyde non diede grande sfoggio delle sue potenzialità. Arrivato con grandi aspettative dall’Ajax fece vedere ben poco, si fece riconoscere più per risse, panchine e un rapporto non proprio particolare con il professionismo per un calciatore.

Andò male anche ad Edgar Davids. Ripudiato da Juventus e Barcellona arrivò nell’estate del 2004, ma era ormai un giocatore spremuto sino all’osso.

Cosa che non accadde con Wesley Snejder, anzi. Arrivò a Milano e dopo 48 ore fu decisivo in un derby vinto 4-0. Lo voleva Josè Mourinho ed ebbe ragione il portoghese, era l’elemento necessario per vincere la Champions League dopo tanti anni. Una comparsata tra gli olandesi anche per Luc Castagnois, quasi dimenticato dal mondo figuriamoci dagli interisti.

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Che vogliono dimenticare l’interregno di Frank De Boer, che arrivò ad allenare i nerazzurri in una situazione non facile, ma ci mise anche del suo per farsi cacciare quasi subito. Cosa che non possiamo dire in campo di Stefan De Vrij, che è diventato il leader della difesa dopo i suoi trascorsi con la Lazio.

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