Viva la torre: quando gli attaccanti sono utili pedine

Gli attaccanti torre sono ormai una merce rara in Serie A. Non mancano però i centravanti lunghi e dinoccolati per fare sponde e aprire spazi… più che vedere la porta.

Petagna - Getty Images
Andrea Petagna è tra gli attaccanti quello con le movenze da torre – Getty Images

Il bomber fisicato di un tempo è sempre più difficile da trovare. Nonostante nel calcio conti molto di più il fisico – spesso – che il talento, alla fine la misura standard del calciatore non porta a grossi exploit per i centravanti. È difficile trovare in ogni squadra un attaccante che superi il metro e novanta centimetri, abbinando almeno altri novanta chili. Si punta sugli attaccanti longilinei, il più delle volte quasi soglia dell’estrema magrezza, volando così senza troppe difficoltà nei contrasti.

La torre però serve, non fosse altro per … tenere in scacco la difesa avversaria. Un bomber ben piazzato fisicamente, che sia anche mobile, è il massimo per chi attacca, in quanto molti gol riescono a venir fuori grazie alla capacità di farsi valere nell’area piccola. In particolar modo, sfruttando positivamente il fisico si possono realizzare reti “sporche”, ma anche aiutare i compagni negli inserimenti in area. Dando spazio e liberando altri compagni dalle marcature, oppure facendo da sponda per gli inserimenti da dietro spesso decisive dei centrocampisti di turno.

Il muro che vuole fare gol

Vlahovic - Getty Images
Dusan Vlahovic è la torre più ambita sul mercato – Getty Images

In Serie A non sempre, dunque, ci sono attaccanti che fungono da torre, spesso per caratteristiche tecniche un po’ il ruolo viene meno. Pensiamo, andando in zona salvezza, a un centravanti come Milos Djuric della Salernitana. Non è un campionissimo, non ha una grandissima tecnica di base, ma è utilissimo alla sua compagine. Perché riesce ad aprire varchi, fare sportellate con la difesa avversaria, facendola stancare eccessivamente proprio nel secondo tempo.

Contro il Genoa è andato anche in gol, ma di questo tipo di attaccanti non si guarda proprio per il sottile la media gol. Si nota spesso il lavoro di raccordo, la capacità di essere integrati nelle squadre di appartenenza. Un po’ come nel caso di Andrea Petagna, non realizzerà mai 20-25 gol sul modello di David Trezeguet, ma sa far male quando è impegnato in campo con il Napoli.

Cosa ben diversa da Dusan Vlahovic e Duvan Zapata. Fisicità, più tecnica, più capacità di estrarre il colpo dal cilindro: in questo caso parliamo a ben ragione di attaccanti che potrebbero giocare in tutte le compagini, non soltanto utili a fare da torre. Romelu Lukaku è il rimpianto in questa specifica categoria.

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Un attaccante particolare è Marko Arnautovic nel Bologna, a metà tra tutte le caratteristiche descritte. Un bomber da riscoprire, invece, è Patrick Cutrone, che può dare molto al calcio italiano a patto di ritrovare la porta con una certa continuità.

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