Il compleanno di Fabio Grosso è l’occasione per il popolo italiano – ancora una volta – di ringraziare l’eroe del mondiale 2006. Con una nuova vita professionale ancora da migliorare.
![Grosso esulta - foto LaPresse](https://www.calciopolis.it/wp-content/uploads/2021/11/Grosso-al-mondiale-foto-LaPresse.jpg)
Un compleanno sempre tinto d’azzurro. Perché il destino e la carriera di Fabio Grosso trovò il suo boom nel mondiale del 2006 e tutti gli italiani di questo ne sono stati entusiasti. Fu una stella cometa, una via lattea di spettacolo, agonismo e se vogliamo anche fortuna, l’uomo di provincia che si alzò al cielo dimostrando come gli italiani hanno sempre una marcia in più.
Parlare di Fabio Grosso, inevitabilmente, porta sempre a parlare del mondiale tedesco. Ci arrivò in sordina, entrò pienamente nell’undici titolare dal match contro la Repubblica Ceca e non lasciò più la fascia sinistra. Conquistando un rigore con arguzia contro l’Australia, chiudendo per bene i varchi contro l’Ucraina e diventando un pezzo di storia vivente nel match contro la Germania. Quel gol nel secondo tempo supplementare visto e rivisto, in slow motion come se fosse la miglior sequenza possibile da girare. E infine quel rigore contro la Francia, l’ultimo … quello decisivo. Lo sguardo sicuro, il sinistro che gonfia la rete di Fabien Barthez. Campioni del mondo, giusto così.
La libertà dell’ala sinistra
![Esulta Grosso - foto LaPresse](https://www.calciopolis.it/wp-content/uploads/2021/11/Fabio-Grosso-esulta-foto-LaPresse.jpg)
Quella di Fabio Grosso, ricordata anche oggi nel giorno del suo compleanno (compie 44 anni), è un’avventura partita dalla Serie C. Quando giocava da trequartista nel Chieti e arrivò nell’estate del 2001 al Perugia di Serse Cosmi. Che lo spostò – per esigenza e per curiosità – dal centro alla zona sinistra del campo, in una posizione più offensiva nei cinque di centrocampo. Pian pianino divenne un esterno laterale a tutta fascia, soprattutto migliorando nel posizionamento difensivo.
Le lunghe leve, però, erano sempre ben in vista, nella squadra umbra tanti i gol decisivi realizzati, un po’ su tutti i campi e senza timori. Andò poi a Palermo, sposò il progetto ambizioso di Maurizio Zamparini e fu convocato al mondiale insieme a Cristian Zaccardo, Andrea Barzagli e Simone Barone: quattro rosanero andarono sul tetto del mondo.
Esperienze poi con l’Inter, il Lione e la Juventus per chiudere la carriera nella prima squadra scudettata di Antonio Conte.
Il percorso da tecnico è partito proprio dalla primavera bianconera, poteva subito andare a Crotone ma scelse Bari, poi il Verona, ma in Serie B non andò benissimo nelle due piazze ambiziose. E nemmeno a Brescia ci fu gloria, nonostante l’esclusione di Mario Balotelli dalla rosa.
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Poi il Sion e infine il Frosinone con il quale sembra aver trovato una dimensione in panchina più consona. Il compleanno odierno conferma un dato di fatto: l’affetto del pubblico italiano rimane sempre immutato.