Troppo poco in campo: l’Italia ha un deficit pesante in Europa

Troppo poco gioco, il calcio italiano è da rifare? Se guardiamo a come si gioca in Europa, verrebbe voglia di appoggiare alcune regole anche bizzarre.

La crisi e la soluzione che sembra non arrivare mai. Il calcio italiano di questi ultimi anni passa per tanti fattori. Ce ne accorgiamo quando le nostre compagini vanno a giocare le coppe, apparendo lente e abuliche. Ed effettivamente è questa la caratteristica che mostra all’estero il calcio italiano, ovvero un sistema di timore reverenziale o di gioco poco proficuo.

La Champions League non ci sorride ormai da tempo, l’ultimo trionfo è di dieci anni fa, negli ultimi venti invece sono state vinte tre coppe su venti stagioni. Tempi di magra, e se consideriamo l’Europa League o Coppa Uefa dei tempi andati sempre nelle venti stagioni abbiamo fatto zero per le vittorie. Troppo poco, decisamente.

Cosa fare, come cambiare? Non è facile, ma c’è un dato che spicca più di tutti, raffrontando il nostro campionato rispetto a quelli esteri. In Italia si gioca di meno, rispetto agli altri tornei. Non nel numero di giornate e di squadre in competizione, bensì per quanto riguarda il tempo effettivo di gioco. In Italia si gioca al piccolo trotto, al rallentatore, viene quasi voglia di inserire il tempo effettivo per essere almeno sicuri di avere un tot di tempo nello spettacolo. Tipicità italiana è il trascorrere dei minuti senza un perché.

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Calcio italiano, minuti di recupero random e minuti persi sui piazzati

Tempo di esultanza - Getty images
Troppo poco in campo, la Serie A viaggia con ritmi spezzettati – Getty images

In media per ogni gara italiana, un direttore di gara applica i criteri del recupero su fattori quasi sempre uguali. Nel primo tempo si varia sino ai tre minuti, se un giocatore rimane palesemente a terra. Nella ripresa i minuti arrivano a cinque o sei (senza contare l’utilizzo del var) considerando il gioco delle sostituzioni.

Ma quanto tempo circola la palla è sempre troppo poco. In Italia per battere un piazzato ci vuole anche un minuto e mezzo, vuoi per la barriera da sistemare, per i passi da compiere, per i giocatori troppo riflessivi. Così come un calcio d’angolo, battuto spesso al rallentatore dalle squadre più importanti proprio per rallentare i ritmi. Che non vuol dire batterlo, ma proprio arrivare sulla bandierina a passo di lumaca.

Non a caso, in Italia si gioca in modo e in Europa il calcio sembra a velocità raddoppiata. Proprio per la tendenza al lassismo, si accelerano i ritmi solo se una squadra deve rimontare uno svantaggio. Quante volte il gol che accorcia del distacco è seguito dal recupero in fretta del pallone, mentre un pareggio è celebrato come una finale dei mondiali.

Cosa che in Europa non accade. E, sarà anche un caso, ma in Inghilterra, Germania e Spagna il pallone circola di più, nessuno (o quasi) stramazza al suolo dall’80° minuto in poi, e non si fanno trenta falli tattici a tempo.

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