Calcio e scaramanzia: le superstizioni dei calciatori

Molti sportivi hanno un loro particolare rito, o amuleto da stringere durante una gara. Anche il calcio hai i suoi calciatori superstiziosi.

Un gesto rituale, un porta fortuna, una formula magica: questo si intende con scaramanzia. Il mondo del calcio pullula di calciatori superstiziosi: c’è chi si lava i denti prima della partita come Jordi Alba, chi entra in campo per ultimo, chi indossa gli stessi parastinchi da anni, e anche chi sputa negli spogliatoi come l’ex portiere “Calamity James”.

Con tutti i giocatori scaramantici del calcio si potrebbe creare una rosa intera. Questo team di fortunati potrebbe anche vincere la Champions League considerato come pure campioni del calibro di Messi, Cristiano Ronaldo e Pepe Reina abbiano i loro gesti propiziatori.

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Calcio e fortuna

calciatori superstizioni: Cristian Ronaldo
Cristian Ronaldo in nazionale (Getty Images)

Nel calcio sono molti i campioni che entrano in campo per ultimi sperando che questo piccolo gesto porti loro fortuna; tra questi calciatori superstiziosi ci sono anche Cristiano Ronaldo e Messi. Per essere sicuro di vincere CR7 nel pre-partita lascia a mollo i tacchetti nell’acqua calda e si infila sempre prima il calzino destro. Non si sa mai.

Questa tradizione di varcare il campo per ultimi risale a più di un ventennio fa. Una volta a Kolo Touré questa usanza costò addirittura un’ammonizione perché era entrato a partita già iniziata, e senza chiedere il permesso all’arbitro.

Un’altra formula che accomuna molti calciatori superstiziosi è quello di non radersi la barba prima della partita. Nell’europeo del 2012, l’intera squadra della Repubblica Ceca giocò tutta la competizione con la barba incolta.

Questo gesto di buon augurio è stato poi ripreso da Harry Kane, attaccante del Tottenham, che ancora continua a non radersi il giorno di un match. Agli Spurs, il bomber è in buona compagnia; il suo compagno di squadra Dele Alli usa gli stessi parastinchi di quando aveva 11 anni.

Alcuni giocatori usano invece rituali opposti, come Tomáš Rosický che non cantava mai l’inno nazionale, e Mario Gomez che invece intona il suo a squarciagola.


Altri cambiando squadra hanno smesso di affidarsi alla fortuna, come l’attaccante del Milan, Mario Mandžukić che ai tempi dell’Atletico Madrid aveva l’abitudine di fasciarsi le mani prima di giocare.

Pepe Reina, quando ancora difendeva la porta del Liverpool andava a fare il pieno all’auto dal benzinaio di fiducia e parcheggiava sempre nello stesso posto. Ora che invece è portiere della Lazio, la sera prima di una partita mangia due toast prosciutto e formaggio e beve un bicchiere di vino.

La scaramanzia ha di certo portato bene all’attaccante Jamie Vardy, che la sera prima di un match beveva mezza bottiglia di Porto e al mattino compensava con tre Red Bull. Anche se si tratta di un rito poco salutare, quell’anno il Leicester vinse la Premier League con Vardy capocannoniere.

Ma non sempre i calciatori superstiziosi hanno successo nello sport. Basta pensare all’ex portiere inglese David James che sputava sui muri dei bagni degli spogliatoi, e al soprannome “Calamity James” affibbiato per i troppi gol subiti.

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