Thiago Motta: il guru del 2-7-2 pronto a rivoluzionare lo Spezia

Tutte le curiosità su Thiago Motta, nuovo allenatore dello Spezia: dalla vita privata al clamoroso 2-7-2.

Thiago Motta tecnico Spezia
Thiago Motta, allenatore dello Spezia (fonte foto GettyImages)

Dall’8 luglio 2021 Thiago Motta è il nuovo allenatore dello Spezia. L’ex eroe del Triplete dell’Inter, che in Italia ha già allenato in Liguria, al Genoa, con risultati non indimenticabili, si è preso sulle spalle l’eredità pesantissima di Vincenzo Italiano. Un’eredità ancora più scomoda per un allenatore fin qui famoso solo per il 2-7-2. Un errore di battitura? No. Si tratta di una vera provocazione lanciata dal tecnico alcuni anni fa. Ma ci arriveremo più avanti.

Nato a São Bernardo do Campo, in Brasile, il 28 agosto 1982 sotto il segno della Vergine, Thiago è un calciatore italo-brasiliano che non ha bisogno di presentazioni. Nel Genoa è stato un trascinatore, con l’Inter ha conquistato tutto, con l’Italia ha indossato la numero 10 ed è stato anche un idolo per i tifosi del PSG. Cosa chiedere di più?

Professionista di altissimo livello, non è mai stato coinvolto in particolari storie, non ha account social ufficiali, o comunque molto utilizzati, e anche per quanto riguarda sulla sua vita privata si conoscono pochi dettagli: sappiamo che è sposato con una donna brasiliana di nome Francisca e che insieme hanno una figlia, Sophia. Per il resto, non ha mai fatto realmente parlare di sé al di fuori del terreno di gioco. Se non per quella particolare vicenda del 2-7-2 che è giusto ricordare.

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Thiago Motta e il 2-7-2: la storia del modulo che non esiste

Thiago Motta allenatore
Thiago Motta (fonte foto GettyImages)

2-7-2. Un modulo che non esiste, inventato da Thiago Motta e diventato di dominio pubblico durante la sua parentesi sulla panchina del Genoa. Può sembrare un qualcosa alla Oronzo Canà, ma si trattava di una provocazione anche piuttosto seria da parte dell’allenatore italo-brasiliano.

Ovviamente, 2+7+2 fa 11. Da dove esce l’uomo in più nelle idee di Motta? La risposta è semplice: dal portiere. Nei sette uomini a centrocampo il geniale tecnico classe 1982 ci piazzerebbe proprio l’estremo difensore. In questo caso, meglio però averne uno bravo con i piedi.

Era ovviamente una provocazione vera e propria, e non applicabile nel calcio di alti livelli. Non a caso, per giustificarla il tecnico spiegò che in verità la sua idea era girare la piramide, leggendo il modulo non più dal basso verso l’altro, ma da sinistra a destra, o da destra a sinistra. In questo senso il 2-7-2 non si discosterebbe molto, sulle lavagnette, da un più tradizionale 4-1-4-1, con il portiere come vertice basso di un particolare trapezio difensivo. Insomma, nulla di rivoluzionario, se non un innovativo cambio di prospettiva destinato a rimanere negli annali.

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