La scomparsa di alcuni club si sente soprattutto in questo mese di settembre. Quando ci aspettavamo di commentare anche le gare delle provinciali, che ora lottano per altri destini.
La solita estate che spazza tutto. Non considera le emozioni dei tifosi e punisce le cattive gestioni dei club, che con la loro scomparsa lasciano soprattutto un vuoto nella mente di chi ama il calcio a 360 grado. Tante storie emerse negli ultimi venti anni sono state praticamente cancellate da gestioni discutibili, da rimandi e da un modo di fare calcio che ha dei problemi alla radice.
La scomparsa di club anche notori è la prova che qualcosa non va proprio nel sistema. Da nord a sud, è una vera e propria caporetto quella del calcio italiano, la scomparsa dei club professionisti è quanto ormai più di scontato ci possa essere. Spariscono le realtà, come nel caso del Livorno. Da anni in crisi societaria e di risultati, l’ultima volta in Serie A nel 2014. Poi un lento progredire tecnico e societario, i labronici nella scorsa stagione in Serie C hanno sofferto per poi staccare praticamente la spina nelle scorse settimane. Un peccato per una piazza da sempre affamata di calcio e che ha avuto tanti momenti di gloria in passato.
La fame della provincia
Non è stato l’unico caso da segnalare, perché la scomparsa dei club ormai è un brutto fenomeno consolidato. Il Novara è sparito dalla Serie C, dopo anni di calcio giocato anche a buon livello. Il campionato 2011-12 fu il massimo del vertice piemontese, una stagione in Serie A inattesa ma giocata senza troppo mordente per un pronto ritorno nei cadetti. Da lì un’alternanza di risultati, nel mezzo anche la cessione di Bruno Fernandes, che andò all’Udinese e forse mai nessuno lo avrebbe immaginato a questi livelli.
Sparisce il Novara che fece tanto clamore per le sue imprese, tanto quanto ha avuto poco spazio per le vicende che lo hanno portato alla crisi. L’opzione è quella della D per ripartire, come per il Carpi, un’altra squadra che non vedremo più nei L’exploit si lega alla squadra di Fabrizio Castori, che vinse il torneo di Serie B nel 2015 e quasi si salvò l’anno successivo nella massima serie. Prima comprando volti noti, poi richiamando a gennaio tutti i protagonisti cadetti.
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Una squadra più di tutte, però, è stata protagonista delle cronache extra campo. Pensiamo al Chievo Verona, che vent’anni fa era praticamente sulla breccia dell’onda. Era il 26 agosto 2001 quando esordì in serie A e fece partire il suo miracolo, vincendo a Firenze. Conquistando un accesso in Coppa Uefa e addirittura nel 2006 – causa il caos di Calciopoli – una qualificazione in Champions League. Tutto ciò, ormai, fa parte di un passato che può essere solo letto negli almanacchi.