Lo stopper che si vuole evolvere: e chi marca più in area?

Lo stopper non marca più? Il calcio della zona mista e del marcamento dello spazio sta portando non pochi problemi ai centrali di un tempo.

Bonucci - foto LaPresse
Bonucci stopper/regista della Juve, che non marca come prima – foto LaPresse

Quando il difensore latita, il gol arriva. Soprattutto se la fase di marcatura comincia a diventare un concetto di ben difficile interpretazione. Quasi come un dogma filosofico, dove ogni tecnico ha la sua teoria, ben sapendo come questa non sarà confutata dai fatti.

Il campionato italiano sta dimostrando come gli stopper siano sempre più in difficoltà. Il difensore non marca più in maniera stretta e se lo fa… si impegna senza troppo costrutto. Sono troppi i gol che in area di rigore arrivarono per la leggerezza del marcamento difensivo, pressare a uomo sembra esser diventato una specie di peccato capitale.

Lo stopper è l’elemento di maggiore difficoltà in tutto ciò, il centrale difensivo ha – come sua naturale predisposizione – quella di prendere in consegna il centravanti di turno. Tutto ciò sparisce quando si gioca con una zona estrema oppure se una squadra avversaria inserisce una variante fastidiosa: quella della falsa punta.

Ovvero un elemento che fa muovere lo stopper e lo porta in tutto il campo, sfiancandolo di corsa proprio in zone dove si accavalla con altri marcatori.

La scuola italiana del saper difendere

Acerbi - foto LaPresse
Acerbi è diventato subito leader nella Lazio – foto LaPresse

Se lo stopper marca bene, la squadra ne trae vantaggio. Altrimenti i problemi cominciano sempre più a maturare, come spesso accade quando si giocano le coppe europee. Le italiane, prese da una smania di dover dimostrare tutto, lasciano a casa le fondamenta difensive, se c’è stata la scuola del saper difendere non bisogna lasciarla a casa, anzi.

Non è un caso che, spesso e volentieri, nelle discussioni calcistiche di livello sia addirittura rimpianto un tipo come Pietro Wiercowod. Lo zar che era praticamente un muro granitico lì in mezzo, il miglior stopper degli anni Ottanta e Novanta – con ogni probabilità – che avrebbe meritato maggior fortuna in Nazionale. Giocò in tante squadre, vinse scudetti con Roma e Samp, nonché una Champions League con la Juventus: lo fece a trentasei anni, dimostrandosi decisivo soprattutto in finale nel marcare gli attaccanti dell’Ajax.

Un suo emule è Giorgio Chiellini, non a caso le marcature con Romelu Lukaku e Zlatan Ibrahimovic sono diventate un piccolo pezzo di antiquariato moderno da mostrare nelle scuole calcio.

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Altri i difensori che potrebbero aumentare la loro capacità da stopper, ben sapendo come chi marca non dove far passare nulla. Ed è questa un po’ la scuola italiana da saper promuovere, non è mica una vergogna fare uno zero per più partite alla casella dei gol presi, anzi. Formare una scuola degli stopper sarebbe un’idea da valorizzare nel calcio moderno.

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