Franco Battiato: l’insospettabile amore per il calcio nato sui campi di gioco

Franco Battiato è stato, oltre che un artista impareggiabile, un discreto calciatore: lo rivelò lo stesso artista in una storica intervista alla Gazzetta.

Il 18 maggio 2021 si è spento all’età di 76 anni Franco Battiato, uno dei più grandi cantautori e compositori della nostra storia musicale. Artista poliedrico e ricco di talenti, si era cimentato anche nello sport. Non tutti sanno infatti che da giovane era stato anche un calciatore in alcune squadre del catanese.

A rivelarlo era stato il Maestro in un’intervista storica rilasciata nel 1997 alla Gazzetta dello Sport. “Ero mediano e mi ritrovai ad agire come libero“, affermò il grande artista siciliano, ammettendo di essere stato uno dei primi liberi siciliani, almeno in senso temporale. Innovativo nella musica come nel calcio, dunque. E capace anche qui di ‘collaborare’, o meglio, di giocare con alcuni dei migliori di tutti i tempi. In particolare con un bomber rimasto nella storia della Juventus.

Franco Battiato calciatore: il racconto del cantante

Franco Battiato calcio
Franco Battiato (fonte foto Getty Images)

La squadra per cui giocò più a lungo il Maestro Battiato era il Riposto, società di un piccolo paese tra Catania e Taormina: “Arrivammo in Promozione, ma la società rinunciò per motivi economici“. In quel periodo, tutti parlavano di un centravanti che giocava nella Massiminiana di Catania e che aveva avuto anche modo di incrociare sul terreno di gioco. “Dicevano ‘farà grandi cose’. Si chiamava Pietro Anastasi“.

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Nella chiacchierata con la rosea, Battiato raccontò anche un curioso aneddoto. A quanto pare, fu proprio a causa del calcio che si ritrovò con il proverbiale naso pronunciato che ne ha segnato l’esistenza. Quando aveva 12 o 13 anni, infatti, durante una partita sbatté contro un palo. Rimase a lungo svenuto e, quando si svegliò, il suo naso era ‘lievitato’. “Era una Sicilia distratta, accadevano cose tribali“, raccontava l’artista, che si presentò dal medico solo una settimana dopo. E la diagnosi del dottore fu una sentenza: “Se l’avessi visto prima, gli avrei ridotto la frattura. Ora non posso fare più niente“.

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Ma per chi tifava il compianto artista siciliano? Da grande uomo di cultura, oltre che di sport e di musica, amava il calcio d’un tempo, quello romantico, non assoggettato agli interessi commerciali. Quello in cui chi commetteva una scorrettezza si scusava, quello in cui c’era più gentilezza. Non aveva una squadra del cuore, ma tifava per le compagini che giocavano bene. E all’epoca erano Vicenza e Atalanta: “Formazioni senza fuoriclasse, ma con un’anima“.

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