Stadio Maradona, Napoli-Sampdoria la prima in Serie A: un segno del destino

Sarà Napoli-Sampdoria la prima partita di Serie A nello stadio Maradona. Una coincidenza da film, un segno del destino

La Serie A darà il benvenuto allo stadio Diego Armando Maradona nel giorno di Napoli-Sampdoria. La giunta comunale ha approvato all’unanimità la delibera per modificare il nome del San Paolo e dedicare lo stadio al campione che ha dato gioia all’intera città, già cittadino onorario di Napoli nel 2017.

Nell’infinita serie di rimandi, di corsi e ricorsi, che stanno accompagnando i giorni della nostalgia e del dolore per la scomparsa del Pibe de Oro a sessant’anni, anche questa coincidenza ha il sapore del destino. Proprio contro la Sampdoria, infatti, Maradona ha giocato la sua ultima partita e segnato il suo ultimo gol in Serie A.

Era il 24 marzo del 1991, un inizio di primavera con tutti i tratti dell’inverno dello scontento per i tifosi del Napoli. La magia, la gioia portata dal campione argentino, l’era degli scudetti, del riscatto attraverso lo sport, stava per finire. O meglio, era già finita.

Il Napoli perse quella partita 4-1 contro la Samp di Vialli e Mancini. Gli azzurri giocarono in maglia rossa. Maradona segnò su rigore, fischiato dall’arbitro Trentalange per un fallo di Mannini su Zola. Il futuro Magic Box aveva giocato con la maglia numero 10 una settimana prima, contro il Bari. Il passaggio di consegne era di fatto compiuto.

Dopo la partita contro i pugliesi, infatti, Maradona è stato sorteggiato per il controllo antidoping. Il presidente Ferlaino si è preoccupato. Il Pibe de Oro ha rassicurato Luciano Moggi, anche lui avviato al termine della sua esperienza al Napoli: si è infatti accordato con il Torino.

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Stadio Maradona, contro la Sampdoria sarà speciale

Maradona per anni è stato coperto al momento dei controlli antidoping. Il giovedì doveva essere pulito, ha ricordato anni dopo Ferlaino, e se non lo era nascondeva sotto l’accappatoio una pompetta con l’urina “pulita” di un compagno di squadra. Nonostante le sue rassicurazioni a Moggi, dopo la vittoria sul Bari Maradona risulta positivo ai controlli: riscontrate tracce di cocaina.

Il suo difensore dell’epoca, Giovanni verde, ha confessato a Repubblica di non aver cambiato idea dopo tanti anni. Ha parlato inequivocabilmente di una trappola, di un tradimento strumentale alla rescissione del contratto. “C’era una clausola, infatti, che prevedeva la fine del rapporto tra società e calciatore in caso di sospensione per doping”.

Anche il giornalista Gianni Minà, che gli è stato amico per anni e l’ha conosciuto meglio di tanti altri, nel suo ricordo dopo la scomparsa del Pibe ha difeso la stessa teoria. “Gli fu preparata una trappola” ha scritto, “in modo che fosse costretto ad andarsene dall’Italia rapidamente”.

Il suo ricordo però è rimasto, e non se ne andrà più dallo stadio che è stato suo e che da oggi porterà il suo nome.

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