Caso Suarez, l’esame “farsa”: tutte le tappe della vicenda

La ricostruzione completa dell’esame di Luis Suarez sostenuto a Perugia il 17 settembre scorso. Le tappe dell’inchiesta

Un esame definito e concordato per filo e per segno. Una farsa, quella andata in scena il 17 settembre all’Università per stranieri di Perugia. Alle 14 Luis Suarez si siede davanti ai professori Lorenzo Rocca e Danilo Rini per sostenere il test di italiano di livello B1, che serve a prendere la cittadinanza italiana. Una cimice della procura di Perugia, che sta indagando sull’ateneo per altre irregolarità amministrative, intercetta l’esame di cui filtrano sui quotidiani le parti di interesse investigativo. “Non è un livello B1, al massimo un A1″, diceva la sua tutor.

L’esame dura 20-25 minuti. “Mi piace tanto stare con la mia famiglia, nel tempo libero gioco alla playstation, con miei figli. Dopo piace molto (incomprensibile) in Uruguay fare bercue, con i miei amici” dice Suarez in uno dei passaggi dell’esame. Di cui già conosceva le domande e aveva imparato le risposte in italiano.

Suarez, considerato comunitario in Spagna per matrimonio, non lo sarebbe per la normativa italiana. La Juventus vuole acquistarlo dopo il suo addio al Barcellona, ma dopo l’accordo con McKennie non può aggiungere extra-comunitari in rosa (a meno di venderne uno). Il club bianconero deve definire i calciatori da iscrivere nella lista per la Champions League entro le 24 del 6 ottobre, il giorno dopo la conclusione del calciomercato.

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Caso Suarez, le conseguenze per la Juve

Luis Suarez Uruguay

L’affare però si complica. Raffaele Cantone, procuratore capo di Perugia, parla di “esame farsa” in un comunicato del 22 settembre. E delega la Guardia di finanza ad effettuare perquisizioni dei locali e dei computer dell’università. Cinque gli indagati: la rettrice Giuliana Grego Bolli, il direttore generale Simone Olivieri, l’esaminatore Lorenzo Rocca, la preparatrice didattica che ha fatto da tutor a Suarez, Stefania Spina e Cinzia Camagna. Le accuse sono di falso ideologico e violazione di segreto.

La Juventus si difende, spiega di non aver organizzato l’esame né il viaggio a Perugia di Suarez. L’avvocato dei bianconeri, Maria Turco, spiega di aver solo fatto da tramite fra il club e l’ateneo di Perugia. Il 23 settembre, comunque, la Procura delle Federcalcio, guidata da Giuseppe Chiné, apre un’inchiesta.

L’avvocato Turco viene ascoltata come persona informata sui fatti il 25 settembre, insieme allo storico legale della Juve Luigi Chiappero che ha assistito a una delle telefonate fra Turco e Olivieri.

Sul caso, anche per volontà di Cantone preoccupato dalle fughe di notizie durante l’indagine, cala il silenzio. Almeno fino al 4 dicembre quando la rettrice Giuliana Grego, il direttore generale Simone Olivieri, la professoressa Stefania Spina e Lorenzo Rocca vengono sospesi per otto mesi.

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Indagato anche Fabio Paratici, dirigente della Juventus, e gli avvocati Turco e Chiapppero. Nelle carte anche la telefonata della ministra Paola De Micheli, amica d’infanzia di Paratici, che l’ha messo in contatto con il capo di gabinetto del Viminale, Bruno Frattasi.

Il 10 dicembre Rocca nega di aver parlato con Paratici. La sua posizione si alleggerisce. Resta indagato, ma i pm sono favorevoli a far cadere l’interdizione dai pubblici uffici.

Il 14, invece, si dimette la rettrice dell’università. Cinque giorni dopo, Suarez viene sentito in videoconferenza come testimone e ammette: “Conoscevo le risposte alle domande”.

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