Ince e quel gol contro il razzismo: cosa è cambiato da allora

Centrocampista della nazionale inglese ed in quella stagione dell’Inter, Paul Ince diede una piccola silenziosa lezione al razzismo.

6 aprile 1996, a Cremona arriva l’Inter di Roy Hodgson. Il calcio, tutt’ad un tratto passa in secondo piano, dagli spalti, precisamente dal settore occupato dei sostenitori lombardi, arrivano insulti a ripetizione contro l’inglese Paul Ince, fortemente voluto da Massimo Moratti per la sua Inter, strappato al Manchester United. Ince è freddo, sembra non badare troppo alla cosa, il razzismo, in quel momento occupa nella sua mente un posto secondario.

Ha ben altro in mente Paul Ince, il razzismo non è il calcio, il calcio, non è il razzismo, le due cose no possono convivere, no avrebbe alcun senso. La sua “vendetta” stavolta calcistica, arriverà in silenzio. Ancora insulti, ancora offese, poi la palla arriva ad Ince. Sguardo alla porta, sguardo certo e palla in rete. Un applauso appena accennato dal calciatore, e quella reazione, a suon di prodezza, a suon di gol, a suon di calcio, contro ogni cosa.

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Ince e quel gol contro il razzismo: 25 anni dopo il caso Diakhaby

No razzismo
No razzismo (GettyImages)

Cosa è cambiato, oggi, da quel 6 aprile del 1996, da quel gol di Paul Ince, a Cremona, contro il razzismo, e contro la sua presenza nel mondo del calcio? Probabilmente niente. In seguito lo stesso calciatore inglese, spiegherà agli italiani come si è combattuta la piaga nel suo paese. Come si è gestito l’insulto razzista in uno stadio inglese. Pene severe, denunce, imminenti espulsioni dagli stadi, cose che in Italia, dopo 25 anni ancora si fatica a mettere in pratica.

Pochi giorni fa, in Spagna, il caso Diakhaby, in Champions, ancora prima, le parole del quarto uomo che portarono alla sospensione della partita. In Italia, dopo Ince e Cremona, il razzismo no è, di fatto, mai sparito dagli stadi. Periodicamente nuovi casi infiammano l’opinione pubblica e le stesse tifoserie, oltre che colpire profondamente i diretti interessati. Il calcio, almeno in Italia, sembra non aver ancora compreso la lazione e nemmeno deciso come comportarsi a riguardo.

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